In evidenza

ASPETTANDO TUDOR, LA LAZIO LIQUIDA SARRI. ZACCAGNI E CASTELLANOS AFFONDANO IL FROSINONE. PAGELLE E CRONACA

PAGELLE LAZIO

MANDAS 6,5 – provvidenziale in uscita nel concitato finale, rischia di macchiare la sua gara con un passaggio sciagurato ma un fuorigioco di Cheddira lo salva;

MARUSIC 6 – prova a bissare il retropassaggio con l’Inter ma il Frosinone spreca. Poi ci mette il fisico e gestisce ogni situazione, a sinistra meglio che a destra;

CASALE 6 – dissemina la sua prova di sbavature, più o meno evidenti. Centra il palo che porta al gol di Castellanos ma deve salire di condizione;   

ROMAGNOLI 6 – seppure in apprensione, gestisce con esperienza il traffico in area mostrando i muscoli quando serve;

PELLEGRINI 5,5 – confusionario, leggero nel tackle, viene spesso nel mezzo a cercare fortuna. Diffidato, viene ammonito, si fa male e non rientra nella ripresa (LAZZARI 6 – sprinta e va negli spazi, confermando il consueto dinamismo e la solita imprecisione in area);

GUENDOUZI 7 – ce ne fossero come il francese. Chiede ripetutamente responsabilità e palla, trasformandole nell’assist per il pareggio laziale ed offrendosi costantemente come punto di riferimento in mezzo al campo. Guerriero di qualità;

CATALDI 5 – nervosissimo, sbaglia appoggi, discute con gli avversari, fatica nei ripiegamenti (VECINO 6 – entra a far legna nel finale rovente);

LUIS ALBERTO 7 – parte che sembra una zattera tra i marosi, poi alza gli occhi e segue la stella polare del suo talento, finendo col dominare la partita. Turati si supera sulla conclusione a botta sicura dello spagnolo che chiude da capitano;

FELIPE ANDERSON 6,5 – si accende ad intervalli irregolari, è un ologramma sul cross di Zortea che porta al vantaggio ciociaro, poi fa tante cose utili specialmente in ripiegamento (ISAKSEN 6,5 – intraprendente, si cala nel match con i suoi strappi a graffiare la difesa frusinate);

IMMOBILE 5,5 – scatta ripetutamente verso l’area nemica, si sbatte, incespica, cicca il pallone, non va a referto ma è vivo. Tuttavia da Ciro è lecito aspettarsi altro (CASTELLANOS 7,5 – rapace, cattivo, entra con gli occhi della tigre e piazza gli artigli nelle carni ciociare segnando la sua prima doppietta italiana);

ZACCAGNI 7 – Lirola se lo mangia correndo come un forsennato. Assente ingiustificato in occasione del vantaggio ciociaro, si firma da solo la giustificazione siglando il pari. Quando la palla finisce dalle sue parti, succede sempre qualcosa di interessante (KAMADA s.v. – il solito Daichi, un corpo estraneo);

MARTUSCIELLO 6,5 – Sarri fumava, lui si divora le dita. Ammette che non sapeva dove mettere le mani, il modulo è lo stesso di Sarri, con una maggiore ricerca della verticalizzazione ma è lucido e tempista nei cambi. Cosa farà adesso?

IL MATCH

La curiosità alla vigilia era tanta. Le dimissioni di Sarri, attese da più o meno tutti tranne dalla società, l’aggressione verbale ad Immobile e famiglia da parte di un esagitato, le dichiarazioni trancianti di Lotito contro lo spogliatoio “strisciante” e le distanze prese dal suo capitano, le polemiche di Romagnoli, i like-social di Luis Alberto, la presenza in panchina di Martusciello, distaccatosi da mister Sarri e dal resto dello staff, l’ingaggio di Igor Tudor per ripristinare la disciplina tra i giocatori “ammutinati”, la trasferta di Frosinone conteneva tanti motivi d’interesse in casa biancoceleste. L’imperativo era salvare il salvabile, sottoforma di una semifinale di coppa Italia e, possibilmente, di un piazzamento europeo. Da parte ciociara, l’obiettivo era di riprendere il cammino verso la salvezza e, pur giocando bene, come al solito, raccogliendo più complimenti che punti. In avvio, la partenza dei ragazzi di Di Francesco incoraggia speranze corpose. Il Frosinone aggredisce, la Lazio cerca certezze che svaniscono al 12’, quando Felipe Anderson lascia crossare Zortea per l’incornata dell’esterno opposto Lirola, colpevolmente abbandonato da Zaccagni. 1 a 0 e serata che si complica per la Lazio, che rumina calcio fino al limite dell’area avversaria esponendosi alle folate dei padroni di casa. Al 33’, piove sul bagnato: Pellegrini, diffidato, affossa Brescianini e viene ammonito. Tuttavia, al 38’, lo stellone biancoceleste scende sullo Stirpe: Guendouzi, liberato sulla destra, mette un cross radente che Zaccagni devia alle spalle di Turati. 1 a 1 ed enorme boccata di ossigeno per la Lazio. Immobile viene rimpallato al 42’, Lirola saetta sull’esterno della rete in chiusura di frazione. La ripresa si apre con una Lazio più volitiva, l’asse di destra composto da Anderson e Lazzari, subentrato in luogo di Pellegrini, crea ansie nella retroguardia ciociara. Sul versante sinistro, le cose non vanno meglio per i padroni di casa: al 55’, Zaccagni semina Lirola e viene atterrato da Barrenechea, ammonito. Entrano Vecino e Castellanos al posto di Cataldi ed Immobile. Neanche un minuto e proprio il Taty va ad incornare il vantaggio biancoceleste su pennellata di Luis Alberto. 1 a 2. Sempre Castellanos fionda al 60’, emulato da Luis Alberto sulla ribattuta, Turati è pronto. La Lazio spinge e Di Francesco spedisce in campo Seck al posto di Mazzitelli. Ma la Lazio passa ancora con Casale che centra il palo e Castellanos si avventa firmando la doppietta. 1 a 3, baci e abbracci sulla panchina laziale. Al 70’, il Frosinone accorcia le distanze con Cheddira, lesto a raccogliere il colpo di testa di Okoli che svetta sul timido Casale. 2 a 3, palla al centro e lo Stirpe esplode al pareggio di Cheddira, innescato da Soulè, pronto a verticalizzare uno sciagurato passaggio di Mandas. Tuttavia la rete viene annullata per fuorigioco dello stesso Cheddira e buon per il giovane portiere laziale che Cheddira sia in posizione irregolare. Di Francesco manda in campo Kaio Jorge e Valeri allo scopo di riacciuffare il pari ma è Turati a salvare i ciociari con una parata incredibile sulla conclusione di Luis Alberto all’80’. Esce Felipe Anderson, sostituito da Isaksen, con i padroni di casa impegnati a produrre il massimo sforzo alla ricerca del pareggio. Martusciello inserisce Kamada al posto dell’esausto Zaccagni all’86’. Lazzari abbatte Seck e rimedia il cartellino giallo, Mandas salva la sua porta sulla conclusione deviata di Valeri e, sul ribaltamento di fronte, Lazzari allarga la conclusione. Al 90’, Di Francesco spara tutte le sue cartucce inserendo Reinier e Cuni per Brescianini e Cheddira. L’arbitro concede 8’ di recupero, il Frosinone fa fuoco e fiamme, gli schemi saltano e gli animi si surriscaldano ma la Lazio conduce in porto un risultato vitale. Sarri è storia, ora la palla passa a Tudor. In bocca al lupo a tutti.

Francesco Di Cicco                

In evidenza

SAMPDORIA SPUNTATA, LA LAZIO INCASSA TRE PUNTI FONDAMENTALI. RISOLVE LUIS ALBERTO, MURIQI DA GIALAPPA’S. PAGELLE E COMMENTO

PAGELLE LAZIO

REINA 6 – è chiamato nell’uso dei piedi, disciplina nella quale si disimpegna senza grossi errori. Partita tranquilla, resa emozionante da un’uscita avventata;

PATRIC 6 – una leggerezza in avvio quando rischia palleggiando intorno ad Acerbi. Attento ed applicato, quando parte palla al piede risulta pure simpatico poiché sembra voler spaccare il mondo. Poi, purtroppo per lui e per la Lazio, i piedi sono quelli che sono. Ma lotta comunque fino all’ultimo secondo, senza mai tirare indietro la gamba;   

ACERBI 6 – un solo errore, ma macroscopico. Buon per lui che Quagliarella sprechi. Si concentra e torna sui suoi livelli, senza brillare ma offrendo un contributo sufficiente. Un suo lancio manda in porta Immobile ma per Ciro non è giornata;  

MUSACCHIO 6,5 – poco appariscente ma efficace. Tiene la posizione e ramazza l’area senza fronzoli, che è quanto dovrebbe fare un difensore. Rischia qualcosa nel finale contrastando Quagliarella ma arbitro e var la pensano diversamente;

MARUSIC 6,5 – corre per due, finisce in ginocchio. Buona partita dell’esterno montenegrino che deve solo limare la proprietà di palleggio. Serve un pallone di platino a Muriqi, la cui risposta è poco meno che comica;

MILINKOVIC-SAVIC 6,5 – scivola parecchio sull’esterno e, sarà un’impressione ma, ancora una volta, sembra incidere maggiormente dopo l’uscita di Luis Alberto. Gioca con equilibrio, palleggia divinamente ma butta via il pallone del raddoppio con una giocata non da SMS;

LEIVA 6 – avrebbe il diritto di avanzare qualche rimostranza, visto che gli altri si dilettano e a lui tocca fare il buttafuori. Spesso sulla linea dei difensori, espone il cartello della festa privata e non fa passare nessuno (ESCALANTE 6 – rafforza i bastioni nell’assedio finale);

LUIS ALBERTO 7,5 – suo il primo tiro verso Audero, suo il gol del vantaggio. Mima Spiderman nell’esultanza concordata col figlio e, come il supereroe americano, tesse una ragnatela di tocchi leggeri e giocate sopraffine. E’ la chiave di volta della mediana biancoceleste e lo sa. Per questo potrebbe risparmiarsi certi rimbrotti al rientrante capitan Lulic. L’iberico è un perfezionista, lo dimostri martedì prossimo (MURIQI 5 – uno stopper travestito da attaccante. L’impegno è assicurato, difende in ogni settore del campo, nella propria aerea come in quella avversaria, come quando si divora un gol da spingere solo in rete. Si scontra con Milinkovic-Savic ed è una roba da Mai dire gol);

LULIC 5 – tanta, troppa ruggine da smaltire. Fa fiato vagando per il campo senza costrutto, prende un giallo ingenuamente e viene ripreso diverse volte da Luis Alberto che lo richiama ad un maggior coinvolgimento. Ma lo spagnolo parla facile, le gambe di Senad non girano e ci vorrà del tempo (FARES 6 – dopo la degradazione a terza scelta sulla fascia sinistra, entra ed offre un buon contributo. Vivace e presente a sé stesso, lascia intendere che ce la metterà tutta per recuperare posizioni);

CORREA 6,5 – elettrico, frenetico, una scarica di adrenalina. Mulina i garretti a frequenze inarrivabili per gli avversari. E’ un attaccante atipico ma le sue caratteristiche non hanno omologhi nella rosa laziale. Uscito lui, lo spartito cambia decisamente (AKPA AKPRO 5,5 – corsa pari alla confusione. Poca roba);

IMMOBILE 5,5 – conferma uno stato di forma opaco. Nel giorno del suo compleanno, spara due volte alto col mancino e serve un buon pallone ad un compagno. Troppo poco per il bomber che è. Speriamo che torni ai suoi livelli perché martedì si confronterà con un certo Lewandowski (CAIDEDO s.v. – pochi minuti per le sportellate finali);

INZAGHI 6,5 – un inciso: ha una rosa qualitativamente corta, non la Ferrari di presidenziale memoria. I ricambi non sono lontanamente al livello dei titolari e questo, forse, semplifica le scelte di Simone. La regola sulle cinque sostituzioni accentua ulteriormente la scarsa qualità dei suoi cambi. Nella partita odierna, con il Bayern alle porte, la sua squadra rumina un calcio lento, teorizza posizioni e possesso palla ed ottiene il minimo risultato con uno sforzo notevole. Ma quando i suoi condensatori di energia si accendono ed aprono varchi nelle linee nemiche, la velocità nelle combinazioni è travolgente. Si goda il turno di Champions, poi pianifichi il finale di stagione per conseguire gli obiettivi societari. Sempre che sia ancora lui il tecnico laziale il prossimo anno.

IL COMMENTO

Niente calcoli per Simone Inzaghi. La Lazio, squassata dalla vicenda tamponi e dai possibili risvolti ad essa collegati, è chiamata a vincere per restare agganciata al treno di testa. Alla vigilia, Tare rimarca la necessità di approdare ancora in Champions League, requisito indispensabile per confermare il processo di crescita della società romana. La formazione scelta dal mister biancoceleste è la migliore possibile, al netto delle assenze degli infortunati Radu e Luiz Felipe e del “blasfemo” Lazzari. L’assenza del trottolino biancoceleste e il conseguente dirottamento di Marusic consegnano nuovamente corsia mancina e fascia di capitano a Senad Lulic, schierato dall’inizio oltre un anno dopo dall’ultima volta. Opposta ai biancocelesti, la Sampdoria di Claudio Ranieri cerca un finale di torneo tranquillo e fa leva sulla voglia di rivalsa dei due ex laziali Keita e Candreva, sbolognati con modalità diverse dall’Inter, dove erano finiti per sollevare trofei e reddito http://www.legaseriea.it/it/sala-stampa/notizie/info/candreva-sono-venuto-allinter-per-vincere#:~:text=Dalla%20sala%20stampa%20del%20centro,E’%20stato%20un%20lungo%20inseguimentohttps://www.eurosport.it/calcio/calciomercato/2017-2018/keita-all-inter-ora-e-ufficiale-prestito-dal-monaco-diritto-di-riscatto-a-34-milioni_sto6887938/story.shtml. L’Inter non ha vinto un bel niente, nonostante la presenza dei due, ed oggi Keita e Candreva cercano di ricostruire le rispettive carriere e costituiscono una parte importante del potenziale offensivo dei genovesi, che l’esperto timoniere Ranieri ha rimesso in linea di galleggiamento dopo una stagione avventurosa. La curiosità di giornata è la designazione dell’arbitro Massa, ligure della sezione di La Spezia, chiamato a dirigere la partita tra la Lazio e i blucerchiati, ma dopo aver visto Giacomelli arbitrare la Roma, ormai le questioni di opportunità non rappresentano più una priorità e qualsiasi desiderio di trasparenza va a farsi benedire https://calcio.fanpage.it/bufera-sull-arbitro-giacomelli-sui-suoi-profili-social-foto-di-totti-e-della-roma/ . Ma tant’è. L’avvio di partita è su ritmi da dopolavoro: la Lazio punta sul possesso ragionato del pallone, la Samp ha meno armi tecniche ma rimane asserragliata producendo pure qualche sortita minacciosa. Al minuto 23 tuttavia, un break condotto dai fantastici quattro laziali (Milinkovic-Savic, Correa, Immobile e Luis Alberto) si trasforma in uno tsunami che travolge la difesa ligure e porta Luis Alberto a scaricare in porta la rete del vantaggio. Al 28’, il prestigiatore iberico tira fuori dal cilindro un lob delizioso ma Immobile spara alto. Analoga azione al 32’, con lancio di Acerbi per Immobile che pian pianino aggiusta la mira ed impegna Audero. Una leggerezza di Acerbi, un paio di minuti dopo, rischia di provocare problemi ai suoi ma Quagliarella non ne approfitta. La Samp tenta di scuotersi dal torpore accusato dopo il gol laziale ed aumenta i giri del motore in chiusura di primo tempo, tuttavia la frazione si chiude senza grandi occasioni. La squadra blucerchiata riprova a farsi minacciosa nella ripresa e non ci va molto lontano con una testata di Quagliarella. Inzaghi pensa alla Champions ed esclude Lulic e Correa, sostituiti da Fares e Akpa Akpro al 55’. La Samp trova la chiave e sfonda sulle fasce, sfiorando il pari al 62’ con Jankto, dopo un’uscita avventurosa di Reina. Un minuto dopo, fuori Leiva e Luis Alberto per Escalante e Muriqi. Marusic sfonda al 66’ e crossa per Muriqi, conclusione da dimenticare. Gli ospiti producono il massimo sforzo alzando il pressing, gli scontri si susseguono, la Lazio soffre parecchio ed Acerbi è provvidenziale nel rinviare un cross dello scatenato Jankto. All’83’, Musacchio rischia tanto stoppando Quagliarella ma il var non interviene. Inzaghi tira un sospiro di sollievo ed aumenta il peso specifico dei suoi inserendo Caicedo per Immobile. Le sofferenze laziali non si attenuano, la confusione regna sovrana, i biancocelesti sono assediati nella propria area. Uno scontro tra Muriqi e Milinkovic-Savic sarebbe anche divertente se la situazione non fosse drammatica. I cross degli esterni blucerchiati sono traccianti che costringono in trincea gli assediati. La Lazio potrebbe chiuderla con un break di Milinkovic-Savic che serve Colley anziché Muriqi al 91’. Giusto il tempo di registrare l’ennesima ammonizione collezionata da Patric, che tira giù il promettente Damsgaard. Al triplice fischio di Massa, la missione è compiuta. Tuttavia, contro il Bayern dei giganti servirà ben altra prestazione.

In evidenza

UNA LAZIO “POSITIVA” FERMA IL BRUGES. APRE CORREA, PARI BELGA SU RIGORE. LE PAGELLE.

REINA 7 – salva su Rits al 63’, graziato da Dennis qualche minuto dopo, non può nulla sul rigore. Reattivo, provvidenziale in due occasioni, Pepe conosce la Champions e sa come si fa;  

PATRIC 5,5 – commette un’ingenuità clamorosa nel finale del primo tempo che gli costa la ripresa (PEREIRA 5,5 – confusionario, perde l’attimo della battuta a rete nel finale);

HOEDT 6,5 – tempi giusti fino al 45’, quando rimedia un cartellino giallo per eccessiva irruenza. Svetta nella trincea biancoceleste ed amministra con cura il pallone. Gara più che positiva;  

ACERBI 6,5 – i suoi cambi di gioco cercano di regalare ampiezza, poi è costretto ad imbracciare la spada. Puntuale negli interventi, Ace si conferma giocatore straordinario;

MARUSIC 6,5 – presidia efficacemente l’out destro riducendo progressivamente le scorribande al minimo sindacale. Non lesina mai il suo contributo dinamico dimostrandosi affidabile;

AKPA AKPRO 6,5 – giocatore utile in copertura che non si tira indietro quando c’è da insidiare la porta avversaria.

PAROLO 6,5 – dove lo metti, sta. Puntuale negli interventi, tatticamente disciplinato, si disimpegna efficacemente in mediana, poi in difesa. Riducendo il raggio d’azione, può allungare la carriera.  

MILINKOVIC-SAVIC 6,5 – giocatore di qualità eccelsa con lieve deficit di continuità, arpiona palloni in serie. Ha il matchball al 76’ ma Mignolet si supera;

FARES 5,5 – Diatta è un pessimo cliente. Rapido e guizzante, il colored platinato attacca Momo costringendolo sottocoperta. Ammonito, viene sostituito dopo nenache un’ora (MURIQI 6 – muscoli al servizio della Lazio. Aiuta i suoi ad alzare il baricentro, fa quel che può);

CORREA 7 – è il jolly biancoceleste, pronto a sacrificarsi in copertura e a volteggiare minaccioso intorno all’area belga. Affila il mancino all’alba del match, lo sfodera al 13’;

CAICEDO 5 – non aiuta la sua squadra ad allentare la pressione belga, (CZYZ 6 – sufficienza di stima per una notte che racconterà ai figli9,

INZAGHI 7 – il covid-19 falcidia la sua squadra. Fa di necessità virtù ma i suoi, nonostante la buona partenza, si arroccano oltre i suoi voleri. Cerca di recuperare profondità ed ampiezza con i cambi nella ripresa, cambia assetto tattico, porta a casa un punto importante. Gran motivatore.

EMERGENZA – Alia, Furlanetto, Franco, Pica, Bertini, Czyz, Pereira e Muriqi. Basterebbe elencare i nomi dei giocatori seduti in panchina per descrivere la difficoltà dell’impegno. La Lazio sale a Bruges per la seconda giornata di Champions League, opposta ai campioni di Belgio. Dopo giorni di ansia, Inzaghi è costretto a lasciare a Roma Strakosha, Armini, Luiz Felipe, Lazzari, Escalante, Lucas Leiva, Cataldi e Djavan Anderson, Luis Alberto e Immobile. Eppure la truppa di Inzaghi non perde la bussola e gioca una partita di sofferenza, ma senza mollare un centimetro. Anzi, a veder bene, avrebbe anche l’occasione di portare a casa la posta piena ma, diciamo la verità, una sconfitta dei padroni di casa avrebbe avuto il sapore della beffa. In avvio, la Lazio si accende di colpo, va in vantaggio con la rasoiata mancina del Tucu Correa e disputa una gara di personalità, con diverse occasioni da entrambe le parti. Il risultato di parità issa la squadra di Inzaghi in vetta alla classifica del girone, in coabitazione con lo stesso Club Brugge.

LA PARTITA – Il match inizia esattamente come quello del turno precedente, quando Correa confezionò l’assist per Ciro Immobile. Stavolta il Tucu si mette in proprio e complica sin da subito i piani dei belgi, decisi ad approfittare delle assenze laziali per piazzare la fuga nel girone. La Lazio governa bene per tutta la frazione, imperniata sulla qualità di Milinkovic-Savic e sul tempismo del pacchetto arretrato, mentre Caicedo vive una notte opaca. La squadra romana sembra poter portare in fondo il vantaggio ma nel finale di tempo, un abbraccio troppo affettuoso di Patric ad un avversario viene valutato idoneo alla concessione del penalty da parte dell’arbitro Taylor. Sul dischetto va Vanaken che spiazza Reina e pareggia i conti. All’uscita dal tunnel nella ripresa, la squadra di Inzaghi si schiaccia troppo costringendo il tecnico a cambiare: fuori Patric, dentro Pereira. Per effetto del cambio, Parolo scala al centro della difesa. Operato il cambio, la Lazio non se ne giova, soffrendo parecchio per una decina di minuti. Il tecnico laziale corre ai ripari escludendo l’ammonito Fares per Muriqi. I biancocelesti passano al 4-4-2, con Parolo e Hoedt centrali difensivi, Acerbi largo a sinistra con Pereira davanti. Nel mezzo remano Milinkovic-Savic e Akpa Akpro. Il nuovo sistema di gioco sembra rilassare la Lazio, che torna a minacciare la porta di Mignolet. Muriqi regala la fisicità omessa da Caicedo ed aiuta i suoi a salire. Sobol si divora un gol facile facile, Inzaghi toglie Caicedo per il giovane Czyz, emozionatissimo. Milinkovic-Savic ha l’occasione di portare in vantaggio i biancocelesti ma spara su Mignolet, altrettanto fa Former. All’80’, Pereira penetra in area ed ha l’occasione di battere a rete ma si addormenta e l’azione sfuma. Il Borussia Dortmund sta battendo lo Zenit, la gara termina in parità ed è un risultato d’oro viste le premesse della vigilia.  

In evidenza

LA SAMPDORIA ASFALTA UNA LAZIO DECIMATA E MOLLE. DIFESA COLABRODO, ATTACCO EVANESCENTE. ORA LA CHAMPIONS CON I NODI GIA’ AL PETTINE?

PAGELLE LAZIO

STRAKOSHA 5,5 – non può nulla sulle prime due reti blucerchiate, un’incertezza in occasione del terzo gol, pregevole doppio intervento nel finale. Se l’atteggiamento dei suoi compagni rimane lo stesso, rischia parecchie figuracce in stagione;

PATRIC 5 – applicato e dinamico per tre quarti di gara. Poi omaggia gli avversari del pallone che porta al terzo gol sampdoriano. In questa Lazio, può tranquillamente starci. In quella che immaginano i tifosi, no;  

ACERBI 5 – non lesina il suo impegno ma stavolta il compito è assai improbo. E Ace naufraga col resto della truppa;

HOEDT 5 – non ci siamo. Smarrito nel posizionamento, incerto nel fraseggio, assente ingiustificato in occasione del gol di Quagliarella, il buon Wesley sembra sempre lui, ovvero un rinforzo dalla dubbia utilità in una stagione piena di impegni (VAVRO 5,5 – un clone di Hoedt di piede destro, appena più fortunato dell’orange negli interventi. L’anno scorso, sul prato di Marassi, fu protagonista di una buona prova ma giocava in un’altra Lazio. Inzaghi non crede in lui, era il caso di trattenerlo?)

PAROLO 5 – l’allenatore lo espone ad una figuraccia impiegandolo fuori ruolo. Marco tracanna per intero l’amaro calice della disfatta, schiantato da Augello (MARUSIC 5 – spedito in campo in non perfette condizioni fisiche, non ha la statura tecnica per sovvertire quanto maturato fino a quel momento);

MILINKOVIC-SAVIC 5,5 – seppure altalenante, prova a rammendare una mediana inconsistente con inserimenti e giocate di qualità. Inzaghi lo richiama con tono lirico, Sergio ci mette il fisico ma ogni sforzo è vano;

LEIVA 5,5 – regala la sensazione di essere un tantino bollito e non riesce quasi mai ad accorciare la squadra o mostrare i suoi proverbiali recuperi. Una discreta percussione non può salvare una prova incolore (CATALDI s.v. – qualche manciata di minuti in campo senza esito);

LUIS ALBERTO 5 – sovente raddoppiato, non trova squarci di spazio-tempo per piazzare le sue magie. Irritante la supponenza in certe giocate ma rimane l’unico capace di accendere la luce laziale. Magari con qualche compagno più muscolare capace di coprirlo;   

ANDERSON 5 – prova impalpabile di questo cavallone schierato sulla fascia a piede invertito (FARES Momo entra incerottato, prova a fare la voce grossa sulla fascia mancina sbagliando ogni cross. L’ingresso di Leris lo spegne definitivamente);

CORREA 4,5 – va bene la stanchezza, però il Tucu, ex della gara, non ne azzecca davvero una. Un fantasma;

CAICEDO 5,5 – fa la sponda con apprezzabile impegno ma risultati modesti (MURIQI s.v. – il fiore all’occhiello dell’ultima “campagna acquisti” non si vede mai. E neanche potrebbe, nel marasma biancoceleste)

INZAGHI 5,5 – deve fare i conti con assenze e infortuni, perciò qualche alibi ce l’ha. Tuttavia, di fronte al prudente 4-4-2 e alla voglia dei giocatori di Ranieri, la sua squadra perde presto i riferimenti, calando le braghe in maniera umiliante. Va bene che la società non lo ha reso felice sul mercato ma la sua situazione contrattuale e la condizione generale della Lazio impongono uno stretto giro di vite. Dopo tanti anni, non è pensabile riaffacciarsi in Champions League in un simile stato, specialmente al cospetto di un team come il Borussia Dortmund. Fare figuracce non piace a nessuno, specie quando frequenti la vetrina più prestigiosa.   

L’IMPRESSIONE

Finisce tra gli olè dei supporter genovesi la trasferta in terra ligure di una Lazio talmente spenta da destare più di una preoccupazione. La Sampdoria supera con pieno merito la truppa di Inzaghi, più simile ad un assembramento col medesimo outfit che ad una squadra di calcio. Senza entusiasmo e voglia di lottare, nonostante i soliti elementi di spicco, non si va lontano. Ranieri incarta la partita al tecnico biancoceleste serrando i ranghi e trasmettendo ai suoi la “cazzimma” necessaria per portare a casa un risultato di prestigio. In casa laziale non funziona davvero nulla: la difesa è un colabrodo, il centrocampo è slegato, l’attacco, pur privo di Immobile, è sterile ed i nuovi innesti vanno attesi con pazienza, anche se non sembrano in grado di impadronirsi della situazione. E’ presto per dare giudizi ma le avvisaglie per questo avvio shock in campionato (11° posto in classifica, 4 reti fatte e 8 subite) c’erano tutte: la situazione contrattuale dell’allenatore, a una decina di mesi dalla scadenza, una campagna di rafforzamento incentrata su David Silva, elemento che, nei piani societari, avrebbe conferito un’iniezione di esperienza in vista del ritorno in Champions League. Fallito l’obiettivo (non per responsabilità societarie ma per la legittima scelta del calciatore), la società ha dirottato il grosso delle risorse finanziarie disponibili su un centravanti dalla struttura imponente, che va ad aggiungersi alla scarpa d’oro Immobile, al Tucu Correa e al richiamato Caicedo. Serviva un vice Lulic ma, visti i guai fisici del capitano, Momo Fares, secondo acquisto più importante, sarà il titolare. Stasera Inzaghi ha cercato dapprima di preservarlo, a causa di qualche acciacco fisico accusato dall’esterno, poi è stato costretto a rischiarlo per le sofferenze di Djavan Anderson, un altro cooptato da Salerno lo scorso anno. La società campana costituisce il vaso comunicante prediletto dal presidente Lotito, tanto che il biglietto di sola andata quest’estate se lo è aggiudicato Akpa Akpro, mediano di interdizione che tanto è stato apprezzato da Inzaghi. Tra il contorno spicca il prestito di Andreas Pereira e gli acquisti ad importo zero di Escalante e Pepe Reina. Ciliegina sulla torta, il ritorno di Wesley Hoedt, difensore centrale che qualche giorno addietro ha ammesso di aver sbagliato ad andare via nel 2017, promettendo di far ricredere i dubbiosi. Se il match di stasera è probante, speriamo che Radu si rimetta presto. Una difesa con Hoedt e Vavro non si augura a nessuno e descrive l’approssimazione di una politica societaria vittima di ricorrenti fattori imponderabili. Il richiamo dei quali, da Roma a Salerno, è francamente diventato stucchevole. https://www.tuttosalernitana.com/news/salernitana-lotito-e-ancora-una-volta-vittima-della-sua-ignavia-salerno-e-roma-unite-dal-filo-rosso-dellincertezza-58534            

MANCINI E LA BANDIERA, LA TRAVE E LA PAGLIUZZA, “POI NON SE LAMENTASSERO SE…”

Giornata di sole. Prendi borsone e racchette e ti infili in macchina per andare a tirare due palle sul campo da tennis. Fa caldo, tiri giù il finestrino ed accendi la radio, sintonizzata casualmente su un emittente di fede laziale. Metti in moto e parti in direzione circolo mentre, in sottofondo, un noto comunicatore romano apre le linee telefoniche per gli interventi in diretta. L’argomento del giorno è, neanche a dirlo, la bandiera raffigurante un ratto nero (tinta casuale?) in campo biancoceleste sventolata dal giocatore romanista Mancini a margine del derby disputato sabato scorso. Un ascoltatore rappresenta di aver chiesto chiarimenti presso i funzionari di polizia circa l’ingresso del vessillo incriminato, per lo sventolio del quale a Mancini è stata comminata una multa di cinquemila euro. I poliziotti avrebbero risposto all’ascoltatore che la bandiera (presente da tanto in tribuna Tevere e curva sud senza che nessuno abbia mai eccepito nulla) non viene vietata in quanto non reca scritte proibite. Al che, il conduttore prorompe in un ”poi non se lamentassero se…”, troncando la frase il cui significato è tuttavia abbastanza chiaro. Non si lamentassero di cosa, caro Guido? Che una bandiera di scherno giustifica gli assalti ai tifosi avversari? O, peggio ancora, alle forze di polizia? Ma vogliamo smetterla di considerare il calcio una questione di vita o di morte e un episodio simile una roba blasfema? Personalmente non ho trovato nulla di gravemente offensivo nel gesto di Mancini, sicuramente meno sgradevole del vigile urbano che, pagato dalla collettività, faceva fare una pessima figura al corpo di appartenenza in un derby di qualche anno fa ( https://www.romatoday.it/cronaca/video-vigile-derby.html ). E per lo sciagurato comportamento delle due tifoserie, viene meno anche la giustificazione della partita vinta o persa, dal momento che i disordini sono iniziati quando i giocatori di entrambe le squadre dormivano ancora. Poco conta che tutti quei galantuomini si fossero dati appuntamento di primo mattino per scambiarsi qualche bastonata, presentandosi abbigliati di nero come nel 1936, nonostante il gran caldo. No, Mancini ha riunito tutti, fornendo giustificazioni ad entrambe le fazioni, una per essere stata offesa, l’altra per aver provocato l’offesa. E allora, possiamo scommettere che al prossimo derby si respirerà un’aria ancora più acre, finchè malauguratamente non ci scapperà il morto. Forse a quel punto le istituzioni si desteranno dal torpore, svegliate di soprassalto dalle micce mediatiche. Che brutto ambiente è diventato il nostro calcio! Intendiamoci, faziosi e voltagabbana, gli italiani lo sono sempre stati, tanto da far sussurrare ad uno come Winston Churchill che essi “perdono le partite di calcio come se fossero guerre e perdono le guerre come se fossero partite di calcio”. Ci si divide su tutto, in questo paese (destra e sinistra, romanisti e laziali, pro Nato e filoputiniani, vaccinisti e no vax), in memoria di quel “divide et impera” di romana memoria. Cari amici laziali, invece di guardare la pagliuzza sottoforma della bandiera sventolata da Mancini, prima credo che sia il caso di guardare la trave nel nostro occhio. Il calcio è sport, una festa popolare, e invece si è trasformato in una serie di sfortunati eventi utili a sfogare gli istinti più bassi, una rappresentazione del “giorno del giudizio” filmato da Jim DeMonaco, durante il quale tutto è ammesso. A me non piace andare allo stadio e trovare una curva vuota perché qualche nostalgico fa il verso della scimmia ai calciatori di colore ( https://www.repubblica.it/sport/calcio/serie-a/lazio/2023/04/04/news/lazio_curva_nord_chiusa_roma_solo_multa-394911977/ ) ; non mi piace leggere sentenze della Suprema Corte di Cassazione in merito all’acquisizione “poco lecita” della società alla quale mi sono appassionato da bambino ( https://www.altalex.com/documents/news/2014/05/20/operazione-lotito-mezzaroma-per-la-cassazione-e-complesso-disegno-criminoso ); non mi piace che centinaia di tifosi organizzino sfide all’OK Corral con le forze dell’ordine; non mi piace ospitare delinquenti conclamati che celano le rispettive attività criminali dietro al buon nome della Lazio ( https://www.la7.it/100minuti/video/nerazzini-diabolik-fabrizio-piscitelli-aveva-due-anime-leader-ultras-e-criminale-08-04-2024-536142 ); non mi piace che un calciatore rivolga loro il saluto romano ( https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/01/03/paolo-di-canio-il-saluto-romano-sotto-la-curva-la-cosa-di-cui-mi-pento-di-piu/3293398/ ) o che un ex si presenti al derby con una felpa recante il logo delle SS naziste accanto alla scritta Lazio ( https://www.open.online/2024/04/07/ss-lazio-felpa-stefan-radu/ ); non mi piace che esponenti politici strumentalizzino la passione sportiva per raccattare preferenze ( https://www.romatoday.it/sport/polverini-in-curva-nord.html ), così come non mi piacciono certi “ospiti” nei giorni di festa (https://tg24.sky.it/roma/2022/03/17/calcio-derby-roma-lazio-ultras-bulgaria-russia ); non mi piace che opinionisti preannuncino a mezza bocca altri sviluppi violenti verso le forze dell’ordine così come non sopporto l’abusata frase “da voi nessuna lezione”. Allo stato in cui siamo, nessuno può impartire lezioni a nessun’altro. Semmai tutte le componenti di questo squallido mondo calcistico (e non solo) dovrebbero fare un bell’esame di coscienza. E forse sarebbe anche l’ora che i veri appassionati prendessero le distanze da certe dinamiche. La Lazio è nata per la passione sportiva manifestata da nove ragazzi all’inizio del secolo scorso. Dov’è finita oggi quella nobile passione?     

TUDOR NON FA MIRACOLI. LA LAZIO NON TIRA MAI IN PORTA, CHIESA E VLAHOVIC SI. LA JUVENTUS IPOTECA LA FINALE.

Pagelle Lazio

MANDAS 6 – incolpevole sui gol della Juventus, un intercetto di piede nel finale evita il tris;

PATRIC 6 – dalle sue parti si presentano ora Rabiot, ora Kostic, lo spagnolo, al rientro, tiene bene. E’ protagonista involontario nell’episodio del rigore concesso e ritirato in favore della Juventus (CASALE 5 – si fa ipnotizzare da Vlahovic in occasione del raddoppio bianconero, rischia un rigore su Chiesa, ferma Yildiz partito in campo aperto ma balla parecchio);

ROMAGNOLI 5 – soffre la fisicità di Vlahovic che lo risucchia alto per ritrovarselo in area. E Alessio non lo prende quasi mai;   

GILA 6 – lo spagnolo, coadiuvato dai rientri di Felipe Anderson, battaglia efficacemente uscendo stremato (HYSAJ s.v. – niente da segnalare);

MARUSIC 6 – gioca altissimo e presidia l’out attaccando Kostic e palesando qualche sofferenza quando incrocia Chiesa. Costantemente in appoggio, non combina danni;

GUENDOUZI 6 – duello francese con Rabiot, con alterne fortune. Contrasta e riparte senza soluzione di continuità sradicando palloni ovunque, senza tuttavia nulla da consegnare a referto;

VECINO 5,5 – al 12’ commette una fesseria ma è fortunato che Massa la cancelli al var. Poi tanta garra nel mezzo senza acuti;

ZACCAGNI s.v. – Gatti lo cancella anzitempo dalla scena (ISAKSEN 5 – inconsistente, impalpabile, ennesima occasione sprecata);

LUIS ALBERTO 5,5 – efficace in avvio tra le linee, spedisce di testa sulla traversa un cross di Marusic nel primo tempo. In apnea nella ripresa, viene sostituito (KAMADA 5 – tanta confusione);  

ANDERSON 5 – inizia sulla trequarti, trasloca a sinistra dopo l’uscita di Zaccagni. Qualche buona copertura, poco altro;

IMMOBILE 5 – parte male, poco assistito e stritolato dai centrali bianconeri, cerca di allargarsi ma combina assai poco (CASTELLANOS s.v. – entra a partita compromessa);

TUDOR 5,5 – bene la disposizione in campo nella fase iniziale, complice una Juventus terrorizzata. Bene anche il recupero alto del pallone ma alla fine deve fare i conti anche lui con la sterilità offensiva “sarriana” attribuibile ad un organico “impreziosito” da C e D.  

La partita

Nel primo atto della semifinale di coppa Italia, dopo la bella vittoria in campionato, Tudor mischia le carte, rinuncia all’agilità della mediana composta da Cataldi e Kamada e la mette sul fisico, proponendo Guendouzi e Vecino nel cuore del centrocampo. Ai lati della coppia, confermati il protagonista del confronto di campionato Marusic e Zaccagni, nel settore già occupato da Zaccagni, stavolta a supporto di Immobile con Luis Alberto. In difesa Patric sostituisce il neo papà Casale, sono assenti per squalifica Pedro e Pellegrini e diffidati Guendouzi e Castellanos. Allegri, in crisi, risponde con Perin tra i pali, Gatti, Bremer e Danilo in difesa, McKennie, Locatelli e Rabiot a centrocampo con Cambiaso e Kostic esterni, Chiesa e Vlahovic in attacco. Lo Juventus Stadium trabocca d’entusiasmo all’ingresso in campo delle formazioni e la Juventus se ne giova subito. Al 12’, per un fallo di Vecino su Cambiaso, i padroni di casa reclamano il rigore, dapprima concesso, poi annullato dall’arbitro Massa per fuorigioco, dopo controllo var. Zaccagni, colpito duro da Gatti, esce lasciando il posto ad Isaksen. Dopo qualche minuto in trincea, la Lazio alza il pressing cercando il recupero immediato del pallone ed innervosendo parecchio la Juventus e i suoi tifosi. I biancocelesti, pur senza pungere, sono completamente in partita e controllano agevolmente gli avversari. Al 38’, Luis Alberto incorna un cross di Marusic e centra la traversa, ora si sentono i fischi dei tifosi bianconeri all’indirizzo della propria squadra. Una staffilata centrale di Rabiot chiude la prima frazione.

In apertura di ripresa, Tudor sostituisce Patric con Casale. La Juventus passa in vantaggio al 50’, grazie a Cambiaso che disegna un tracciante centrale per Chiesa sul quale l’attaccante bianconero si avventa mettendo alle spalle di Mandas. 1 a 0. La Lazio reagisce alzando il baricentro senza tuttavia mai concludere verso la porta difesa da Perin. La Juventus, presa fiducia, si fa minacciosa in contropiede e raddoppia al 63’: McKennie innesca Vlahovic che punta Casale e scarica il sinistro in rete. 2 a 0. La Lazio sbanda vistosamente e si espone alle ripartenze bianconere. Tudor corre ai ripari e al 72’ toglie dal campo Luis Alberto e Immobile sostituendoli con Kamada e Castellanos. A 10’ dalla fine, Allegri regala l’applauso dello Stadium a Chiesa e Cambiaso, sostituiti da Yildiz e Weah. All’84’ la Juventus potrebbe chiudere il conto con un’azione tambureggiante bloccata da Mandas con Vlahovic in agguato. Questa è l’ultima azione della partita di Vlahovic, sostituito da Kean. La Lazio ci prova, tra i padroni di casa escono McKennie e Kostic sostituiti da Alcaraz e Alex Sandro ma è già notte. All’Olimpico sarà durissima.